Pisa, 3 giugno 2020 – “Fateci sapere chi ha scritto il comunicato melmoso del Sindaco a commento della Sentenza del TAR sulla Moschea. È un temerario che gioca con le parole e, come dipendente o consulente che sia, con i quattrini del Comune, cioè con i soldi dei cittadini pisani.” Cosi si legge in un comunicato di Marco Filippeschi (PD) ex Sindaco della città, che prosegue: “La vicenda Moschea è la Caporetto di Conti. Non si dev’essere avvocati per capire che la minaccia di un ricorso al Consiglio di Stato è una pistola scarica. Anzi, è un boomerang se si volesse prendere tempo ai danni della Comunità Islamica. Perché, allora, alla fine qualcuno di sicuro sarà chiamato a pagare il risarcimento dei danni inflitti ai portatori di un diritto. Fossi il sindaco o un consigliere comunale farei grande attenzione, perché oltre ai TAR nell’ordinamento c’è anche una Corte dei Conti e perché delle istituzioni una maggioranza (temporanea) non può fare ciò che vuole.
Ma il comunicato contiene un’altra mostruosità da indagare quando cita gli atti del Ministero dei Beni Culturali e cerca di nascondere le responsabilità degli amministratori dietro a questi. Perché tutti capiscono come con la Lega al governo nazionale quegli atti abbiano subito torsioni dovute a indebite pressioni politiche. È stata una pessima pagina di una bruttissima storia.
Blindare il no abusivo alla Moschea dentro la variante per lo stadio e costringere così l’opposizione a votare contro, anche solo per il motivo tanto grave della lesione ad un diritto garantito dalla Costituzione, quello alla libertà di culto. Due piccioni con una fava. La negazione della Moschea e un voto sullo stadio da sbandierare di fronte ai tifosi contro le opposizioni, cercando d’ingannarli. Le dichiarazioni maligne dell’assessore Latrofa e di altri sono la riprova del marchingegno fallito.”
“La Sentenza – conclude Filippeschi – può avere anche un altro effetto. Dire al PD che si può fare l’opposizione come si deve, al livello necessario. Per due anni interi il caso-Moschea è rimasto confinato a cronaca locale. Eppure proprio ciò che è accaduto dalle parti del Ministero dei Beni Culturali dimostrava, una volta di più, che si trattava di un caso nazionale. La Comunità Islamica pisana si è difesa da sé, col sostegno di cittadini pisani volenterosi, incoraggiata dai pronunciamenti limpidi della Chiesa, e ha vinto. Ripartiamo da qui. Ma ripartiamo davvero.”