– POLITICA – Se la vita nel Partito Democratico pisano è movimentata, come abbiamo cercato di spiegare la volta scorsa, oggi aggiungiamo che le voci su Maria Chiara Carrozza sindaco hanno ulteriormente fatto alzare la temperatura. La scienziata è considerata in quota Fontanelli e tutti sanno che nessuno della corte del baffino pisano potrà essere salvato dai renziani. Questo giustifica anche il movimentismo del sindaco attuale che, cercando di riposizionarsi a tutti i costi, finisce per avere solo nemici.
Ma fuori dal Pd che accade?
Dalle nostre informazioni poco o nulla. Solo tentativi di sopravvivenza.
I cespugli, liste civiche o presunte tali, insistono, i riformisti più di Paolo Ghezzi, a prendere le distanze dal Pd renziano. Sanno con certezza che con un sindaco espressione di Matteo Renzi, la loro vita avrebbe fine. Per cui chiedono autonomia e attuazione del programma a Marco Filippeschi. Il loro intento, come da molti anni, è esserci. Contratteranno un posto come sempre per chi di quel posto ha bisogno come il pane.
Il Movimento 5 Stelle, che continua a raccogliere consensi trasversali, sappiamo che lo votano ex comunisti arrabbiati col mondo ma anche personaggi di destra, in questa città ma anche nei comuni limitrofi, non è riuscito ad esprimere un gruppo dirigente all’altezza della sfida. Il nome più in voga, Gianfranco Mannini pare essersi presto affievolito. Gli altri compresa la ex candidata a sindaco amministrative del 2013 Valeria Antoni (che annuncia interrogazioni sul protarsi delle barche in Arno della regata storica) si limitano a criticare delibera su delibera, ma pare non abbiano quel respiro che possa consentire a qualcuno di loro di essere il Nogarin di turno. Certo se dalle altre parti continuassero a fare frittate, votare 5 stelle rimarrà l’ultima protesta vera, che in caso di vincita inguaierebbe il possibile sindaco o sindachessa, visto il livello politico fin qui espresso.
Nel Centro Destra non muove niente, tranne una guerriglia sotterranea per l’egemonia della eventuale coalizione.
Forza Italia orfana di Berlusconi e decapitata dai suoi uomini migliori non riesce ad esprimere un cavallo di razza. Finirà per essere ingoiata in una eventuale coalizione.
E poi c’è la diaspora di Alleanza Nazionale. E’ indubbio che Diego Petrucci è a capo della lista più movimentista. Ha militanti svegli e preparati, ma non riuscirà a fare accordi con nessuno perché troppo ingombrante e anche perché la rottura passata non si sana facilmente.
E poi c’è una borghesia di destra, che per anni ha aiutato le liste opposte agli ex comunisti a uscire con dignità dalla competizione mandando il suo uomo al ballottaggio , che oggi non dura fatica, pur turandosi il naso a votare Renzi. E questi saranno voti che peseranno nel caso che il Pd candidi un renziano di peso come Antonio Mazzeo.
Sulla sponda opposta la Sinistra cosiddetta radicale non batte un chiodo.
Quelli di Possibile raccolgono firme. Quanto potrà durare?
Rifondazione Comunista, fagocitata dalla lista di Ciccio Auletta ha finito per fare pura testimonianza. I suoi uomini di punta, uscito di scena Maurizio Bini, si scambiano ruoli e impegni da tempo. Non può durare.
I Comunisti Italiani chiedono unità ripetendo uno slogan che pare non abbia avuto fortuna, dimenticando che furono i primi a romperla intorno a Carmelo Scaramuzzino. finiranno come sempre per andare nell’indistinto.
Più complessa la vicenda di Sel, chechè se ne dica, l’abbandono di Dario Danti non è stato neutro e avrà le sue ripercussioni. Sel è priva di leader che possano battere un colpo. L’epoca Scaramuzzino e la sua novità ha chiuso i battenti e poi sul piano nazionale Sel e Vendola non ne indovinano una. Nessuno sa se vogliono stare col Pd o no. I pisani, avendo rotto col Pd non potranno certo sperare in un accordo futuro, per cui sarà obbligatorio ricercare un’intesa riproponendo la coalizione di separati in casa, che da anni movimenta i soliti voti senza sortire nessun effetto. Ma il gruppo unico in Consiglio tarda a venire e questo la dice lunga. E poi tutti sanno che Vendola non farà mai accordi con Ferrero. E su Pisa Fratoianni dirà la sua.
Dura sarà anche la lista della Città in comune, che pare davvero in comune abbia messo le tende. E’ vero che le istituzioni fagocitano anche i duri e puri. Dalle battaglie di Rebeldia alle presentazioni delle mozioni a raffica ce ne passa. Il mondo non si cambia per alzata di mano. Noi pensiamo che Auletta abbia perso smalto trascinado un’esperienza forte e visibile in un tran tran che ha lasciato scontenti molti.
Per ultimo l’astensionismo. In molti, tanti stanno a casa. I problemi reali sono talmente tanti che per una fetta di elettorato sarà molto facile dire –“non me ne garba uno” e come si fa a non dire che tutta la politica pisana si è consegnata a questo slogan braccia alzate. Vedremo!
Piero Corti