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Cuor di leone, sì ma con il cuore degli altri

30 Novembre 2015 Archivio

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-Politica e Opinioni a cura di Arrigo Fabiano-

Sabato 21 novembre con le manifestazioni di Roma e Milano si è conclusa la reazione spontanea islamica agli attentati di Parigi, che era iniziata a Palermo venerdì con un sit-in. Nonostante la pioggia e il freddo, molti musulmani sono scesi in piazza al grido di “Not in my name”: tante giovani donne e famiglie, immigrati di prima e seconda generazione, di origine senegalese, marocchina, pachistana e tunisina, tutti fianco a fianco. Diverse le voci che si sono levate contro il terrorismo giudicato un corpo estraneo all’Islam. In particolare quelle di Brahim Baya, dell’Associazione Islamica delle Alpi, che ha invitato tutti a dire no al terrorismo e ai seminatori di odio e ha ricordato che i musulmani sono le loro prime vittime, e del Presidente dell’Unione delle comunità islamiche italiane (Ucoii), Imam di Firenze, Izzedin Elzir, che ha definito il terrorismo cancro dell’umanità. La frase più pregnante l’ha detta però una signora che ha pregato i giornalisti di non chiamare l’Isis “Stato islamico” perché “Sono delinquenti che vanno in giro a uccidere innocenti”. Naturalmente non sono mancati i soliti noti che dalle colonne dei soliti giornali o ai microfoni hanno evidenziato la non numerosissima partecipazione fino a dire: “Cosa dobbiamo pensare? Che quelli rimasti a casa stanno coi kamikaze?”. 

Applicando il sagace pensiero all’iniziativa di venerdì 20 contro la mafia alla quale, pur partecipata, non hanno assistito certamente più di cento persone, dovremmo dedurre che il 99% degli abitanti della nostra città sono mafiosi, compresi i vecchietti che nell’altra stanza stavano a giocare a tombola. Tra i critici dell’esiguità delle manifestazioni della comunità musulmana c’erano anche i teorici dell’armiamoci e partite, sempre bravi a sottolineare la codardia di chi non è pronto a lanciarsi contro il nemico di turno, dal loro salotto di casa, però. Non dimentichiamoci che molti dei musulmani che vivono oggi in Italia hanno ancora parenti nelle zone occupate dall’Isis o dove la presenza di organizzazioni ad essa legate è forte. In molti probabilmente hanno avuto paura di ripercussioni sui familiari, come condannarli? Per questo, invece di criticare quelli che non c’erano, dovremmo elogiare il coraggio di quelli che c’erano.

È troppo facile fare i cuor di leone con il cuore degli altri. In questo pezzo non ho mai usato l’espressione “Islam moderato” perché la strada maestra per battere il terrorismo non è chiamare quelli che sono scesi in piazza “moderati”, come se quelli dell’Isis fossero i “veri credenti” ma, come ha ricordato quella signora, chi uccide civili, uccide innocenti e chi uccide innocenti è un delinquente.

Arrigo Fabiano

 

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