Un diario del XVIII secolo, trascritto da una studiosa pisana, ci fa rivivere il viaggio del priore della Certosa calcesana.
La scrittura diaristica ha sempre un fascino particolare, poiché mette il lettore “dentro alle segrete cose” di chi ha scritto i suoi pensieri, chissà quanto tempo prima, su dei fogli magari polverosi e ingialliti. Se poi si tratta del diario tenuto nel XVIII secolo dal priore della Certosa di Calci, al puro diletto della lettura si uniscono molti altri aspetti di vario interesse.
Daniela Stiaffini, storica pisana, laureata all’Università di Pisa con una tesi in Storia medievale, specializzata in Archeologia medievale sempre a Pisa, e successivamente in Paleografia, Archivistica e Diplomatica all’Università di Firenze, ha trascritto e pubblicato per Antiche Porte di Reggio Emilia (casa editrice che ha conosciuto grazie al Pisa Book Festival) il primo dei quindici diari di viaggio – tutti conservati in forma manoscritta all’Archivio di Stato di Pisa – del milanese Giuseppe Alfonso Maggi, priore dell’importante monastero certosino in Valgraziosa dal 1764 al 1797.
Il Maggi annota e descrive minuziosamente in un piccolo quaderno tutte le città attraversate con i rispettivi monumenti, gli incontri avuti e le cerimonie religiose cui ha preso parte durante il viaggio, intrapreso il 23 marzo 1768, che da Calci lo ha portato in Francia, a Grenoble, per raggiungere il Capitolo generale dell’Ordine a Saint Pierre de Chartreuse, presso cui era stato invitato.
Il motivo principale che ha spinto la Stiaffini a riversare la sua attenzione proprio su questo primo diario del Maggi (che si recherà a Grenoble altre quattro o cinque volte nel corso della sua vita) risiede nel fatto che “è un diario particolarissimo – come spiega la studiosa – poiché restituisce una sorta di viaggio di istruzione, la prima volta in cui il certosino vede e scopre il mondo” varcando da priore le mura del monastero, quindi quasi un viaggio di iniziazione.
“In particolare – continua la Stiaffini – lungo il cammino ha avuto modo di vedere le più moderne certose di Bologna, di Pavia e soprattutto di Torino. E, tornato a Calci il 16 giugno dello stesso anno, ha avviato grandi lavori di restauro e riordino nella sua certosa, affidati all’architetto pisano Nicola Stassi e iniziati l’anno successivo”. Non a caso il priore è stato immortalato da Nicola Matraini in un dipinto che lo ritrae intento a esaminare il progetto per la facciata della Certosa.
È dunque a Giuseppe Alfonso Maggi, e al viaggio raccontato in questo diario, interessante e leggibile dal grande pubblico anche grazie a un diffuso gusto per l’aneddoto (vedi il pernottamento in locanda con annesse difficoltà nel dormire a causa di alcune ballerine, oppure i problemi legati al viaggio a dorso di mulo, con la costante paura di attraversare i ponti del Maggi, che inoltre teneva sempre da una parte il vangelo e dall’altra la pistola, “perché – giustifica la Stiaffini – i tempi erano quelli che erano, e bisognava prevenire le scorrerie dei banditi”), che dobbiamo l’odierno aspetto della monumentale Certosa di Calci, con i suoi tratti barocchi, la corte d’onore, la foresteria granducale, gli archivi in noce e finanche il personale frantoio del priore!
Giuseppe Alfonso Maggi, ‘Il viaggio del priore. Pisa-Grenoble 1768’, a cura di Daniela Stiaffini, Reggio Emilia, Antiche Porte Editrice 2014
Francesco Feola