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I Cobas esprimono preoccupazione per il futuro della Misericordia di Pisa

20 Febbraio 2016 Economia

I Cobas esprimono preoccupazione per il futuro della Misericordia di Pisa

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dei Cobas in merito alla situazione della Misericordia di Pisa.

Sono trascorsi due mesi da quando è stato rinviato l’incontro sindacale Tra il Commissario della Misericordia di Pisa, Gabriele Brunini, e i Cobas ma nel frattempo i vari solleciti sindacali per sedersi a un tavolo sono caduti letteralmente nel vuoto. La ragione è molto semplice: Misericordia sta ristrutturando le sue attività e non vuole parlarne con il sindacato e con il personale interno e meno che mai renderne atto alla cittadinanza. Il debito della Misericordia non è stato abbattuto, i due anni di gestione Marchetti- Orvietani sono stati fallimentari, l’immobile invenduto, gli studi medici in affitto cacciati via, decine di volontari hanno abbandonato l’associazione per prestare la loro opera altrove. L’ennesimo commissariamento della Misericordia pensavamo fosse all’insegna del rilancio, ora sospettiamo che sia finalizzato al suo smembramento. Attualmente Misericordia gestisce  il cimitero (un business su cui la Pubblica assistenza si sta buttando con la creazione di una società ad hoc che potrebbe determinare la crisi anche dei laboratori di marmo funerario che operano tra Pisa e provincia con una ventina di dipendenti) ma da anni non investe per la manutenzione e il rischio di cause con l’utenza è sempre meno remoto. Lo scenario da noi temuto potrebbe essere quello già si è verificatosi in altre città italiane ossia: scorporare da Misericordia le attività cimiteriali; licenziare parte del personale per assumerlo in una cooperativa (ricordiamo  che  nel recente passato una cooperativa, la Fratellanza,  fu diretta dal Magistrato della Misericordia e i suoi dipendenti furono assorbiti di Misericordia stessa a seguito di alcune cause del lavoro che smascherarono la intermediazione di manodopera); costituire una nuova associazione per sfuggire al debito di milioni di euro; abbandonare le residue attività socio sanitarie perché incompatibili con il bilancio. In questo scenario non è chiaro quale sia il futuro dei lavoratori e delle lavoratrici, quali saranno i servizi destinati al volontariato e la fine dell’immobile di via Gentile da Fabriano da cui nascono gli indebitamenti della Confraternita. I nostri timori sono fondati, serve l’intervento delle istituzioni locali per scongiurare licenziamenti e lo smantellamento di attività sociali sul territorio. COBAS LAVORO PRIVATO

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