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I Tinturia e le radici siciliane

14 Novembre 2015 Archivio

Istantanea 2015-11-14 22-41-05-di Enrico Zini-

Come non pochi Pisani, anch’io ho delle ascendenze meridionali. La mia nonna Agata era, infatti, di Catania e non era di certo una siciliana, e neanche un’italiana, rispondente alla visione comune del tempo.

In un’epoca dove, di solito, la massima aspirazione di una giovane donna era quella di fare la moglie e la madre, lei si mise in testa di continuare gli studi e con sacrificio e determinazione si laureò in matematica, materia ritenuta allora inadatta al genio femminile. Purtroppo non conosco molto di questa parte della mia anima, raramente mia nonna si lasciava sfuggire qualche parola in dialetto. Anche la Sicilia non la conosco come vorrei ma, quando ci sono stato, ho potuto ammirare la bellezza dei suoi paesaggi, l’architettura “multiculturale” dei suoi monumenti, l’ospitalità aperta della gente e, non in ultimo, da buon Pisano, ho potuto commuovermi davanti alla tomba di Federico II, il Re poeta amico della nostra città, nel duomo di Palermo.

Questa sera, sabato 14 novembre, a Pisa, chi ha avuto la sfortuna di non essere mai stato in Sicilia, chi ne sente, forte, la nostalgia può recarsi al Cinema Lumière, in Vicolo del Tidi 6 . Lì si potranno assaporare i sapori di quella terra e gustarne anche suoni musiche e parole. Infatti, dopo un buffet a base di caponatina siciliana, arancini, pomodorini gratinati, involtini di melanzane, focaccia pancetta e provola e pizza calamarata siciliana alla norma, alle 22, ci sarà il concerto dei Tinturia, il gruppo siciliano autore di pezzi ora allegri e divertenti, ora profondi e delicati, in siciliano e in italiano, famoso anche per “Cocciu d’amuri”, la colonna sonora scritta da Lello Analfino per il film di Ficarra e Picone “Andiamo a quel paese”. Pisa, come tappa del loro nuovo tour, sarà l’occasione per presentare il nuovo album “Precario”, un’opera di denuncia nei confronti della condizione lavorativa in cui versano le nuove generazioni… senza perdere l’ironia, naturalmente.

E, mentre la musica allegra di “Donna riccia” si diffonde per la stanza, sento più forte il rimpianto di non aver chiesto alla mia nonna di più sulla sua terra e sul suo dialetto. La serata di oggi al Cinema Lumière, sarà l’occasione di scoprire una parte delle mie radici. Fortunatamente conservo ancora, gelosamente, i pupi siciliani che mi portò di ritorno da un suo viaggio in Sicilia, unico legame rimastomi, oltre ai ricordi, con questa parte della mia anima.

Enrico Zini

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