Claudio Giua ha inaugurato l’Internet Festival 2015 con un incontro al Cineteatro Lux sul tema attualissimo del copyright nel mondo digitale.
“Un tema enorme, di difficile semplificazione, perché riguarda moltissimi aspetti, in particolare della produzione culturale nella nostra società”. Così Claudio Giua, giornalista del Gruppo Espresso e direttore dell’Internet Festival, ha introdotto e moderato l’incontro inaugurale che si è tenuto al Cinema Teatro Lux sul diritto d’autore nell’era di Internet.
Relatori del panel, previsto all’interno dell’area di eventi “Scena Digitale”, sono stati gli avvocati Giangiacomo Olivi, Mario Bonafè e Patrizio Menchetti, tutti e tre esperti a vario titolo di diritto d’autore connesso alla rete.
Mentre nelle scuole di scultura dell’Antica Grecia la copia di una statua non era un disvalore, bensì un modo di omaggiare l’autore e l’originale, in epoca moderna, e ancor più in quella contemporanea, il plagio e la contraffazione sono invece diventati sempre più un problema. Al quale si è cercato gradualmente di ovviare con l’istituto giuridico del diritto d’autore.
Subito precisata, nel corso della conversazione, la differenza che intercorre tra diritto d’autore e copyright, che quasi tutti usiamo pacificamente come sinonimi. In realtà, ha spiegato Olivi, “mentre il diritto d’autore attribuisce a un soggetto il diritto assoluto di proprietà intellettuale sulla propria creazione, che è anche un diritto morale, nel copyright l’aspetto etico non c’entra affatto: essendo la disciplina anglosassone molto più pragmatica, essa si focalizza esclusivamente sul diritto di copia”.
Inoltre, prendendo le mosse dal caso di questi giorni di un ragazzo austriaco che ha ottenuto, con una decisione della Commissione Europea, il divieto per Facebook di fornire ai suoi server i dati personali degli utenti, è stato sollevato il problema del rapporto tra privacy e copyright, che s’incrociano sempre più, soprattutto sul web, e soprattutto sui social network, dove i dati inseriti da ognuno di noi diventano a tutti gli effetti un valore economico.
Menchetti, con un’immagine suggestiva e molto efficace, ha poi fatto notare come oggi la tutela sull’autorialità di un’opera induca a considerare un software alla stregua dei Promessi Sposi, ovvero “un codice oggetto è messo sullo stesso piano di un’opera letteraria, un romanzo o una poesia, tanto che si parla sia di brevetti che di diritti d’autore per i software”.
Ma, dopo che Bonafè ha dimostrato come i diritti di sfruttamento economico e il diritto morale siano ben disciplinati in Italia, i relatori si sono chiesti: allora dov’è il problema? Se nel mondo materiale tutto era così ben regolato, perché nell’era digitale non è lo stesso? E perché il diritto d’autore ancora fatica ad adattarsi al web?
Per Giangiacomo Olivi si tratta di un problema di educazione: “diamo per scontato che si possa fruire liberamente di contenuti online, anche perché Internet permette ad esempio di ascoltare musica sena pagarla, attraverso supporti digitali come spotify, lo streaming e il download”. Il problema, quindi, è semmai capire perché la pirateria continui ad avere vita così facile.
E, in prospettiva europea, c’è la capacità di adeguarsi ai cambiamenti in atto a livello di copyright? Per Patrizio Menchetti la risposta è sì: “nel concreto la Commissione Europea si è data da fare, per esempio per cercare di risolvere il problema delle cosiddette ‘orphan works’, ovvero opere che non sono più riconducibili al titolare dei diritti, o non sono più supportate dall’autore (come può fare ad esempio Microsoft con un suo software)”. La Commissione ha, infatti, creato un registro di queste opere grazie al quale se ci si vuole liberare di una propria creazione, come una startup, ora lo si può fare legalmente.
Spazio anche, nel finale, per la proiezione del famoso video di Marilyn Monroe che nel 1962 cantava “Happy Birthday Mister President” per il compleanno di John Fitzgerald Kennedy. Ebbene, ha precisato Mario Bonafè, “anche la notissima canzone ‘Happy Birthday’, nata inizialmente e con altre parole come motivetto per far addormentare i bambini, è tutelata da copyright, ed è stata acquistata dalla Warner”. Tuttavia, nel settembre 2015 una Corte della California ha stabilito che i diritti della popolare canzoncina sono ormai caduti in pubblico dominio. Si attende, ovviamente, il ricorso della Warner!
Francesco Feola