Era il 17 settembre scorso quando il parroco di san Francesco ha dato l’allarme su segnalazione dell’assessore Serfogli impegnato in un sopralluogo sulle mura. Una parte del tetto della chiesa era crollato. La Soprintendenza, responsabile del bene demaniale, ha iniziato i lavori più urgenti per la messa in sicurezza rimuovendo i materiali caduti, mettendo pannelli per coprire il buco e impermeabilizzando il tetto.
Che il monumento non godesse di ottima salute era fatto risaputo. Già 5 anni fa erano caduti gli intonaci della facciata e nel 2013 l’architetto Ciafaloni raccomandava interventi urgenti alla “copertura della Chiesa” per una spesa di 600 mila euro. Niente, però, si è mosso: né i lavori di copertura né quelli di restauro sono stati eseguiti tant’è che le transenne risalenti alla caduta degli intonaci sono ancora al loro posto. Il risultato è che oggi, il tutto, probabilmente, costerà molto di più; l’ennesima dimostrazione dell’incapacità dell’attuale politica di comprendere che risorse ben investite oggi possono evitare spese maggiori domani.
A breve, però, tutto potrebbe cambiare e a prendersene cura potrebbero essere gli stessi Pisani. Infatti, il Comune ha chiesto il trasferimento del monumento e l’associazione Iris sta per presentare al Consiglio Comunale la proposta di Regolamento dei Beni Comuni che consentirà ai cittadini, singoli o associati, di gestire, curare e riqualificare beni di interesse collettivo mediante patti di collaborazione tra questi e l’amministrazione.
La chiesa, dalla splendida architettura e dagli affreschi di altissimo pregio, è Monumento nazionale dal 1888. Voluta, nel 1261 dall’arcivescovo Federico Visconti, progettata e costruita dall’Architetto Giovanni di Simone, fu portata a termine solamente nel 1603 con il completamento della facciata. Luogo di sepoltura dei membri delle più antiche e nobili famiglie pisane, tra i quali il famoso conte Ugolino reso immortale dai versi di Dante, fu anche dal 1575 sede dell’Inquisitore generale del Tribunale della Sacra Inquisizione.
Nonostante la sua storia travagliata, nella quale l’edificio è passato più volte da luogo di culto a semplice caserma, la chiesa è un Patrimonio di inestimabile valore storico e culturale.
Per questo i generosi Pisani, che non pensano certo che “con la cultura non si mangia”, non mancheranno di “adottarla”, come avvenne nel 1901, quando la chiesa fu riaperta al culto grazie ai finanziamenti di un comitato di cittadini.
Enrico Zini