Fino al 30 settembre una mostra all’Archivio di Stato, con manoscritti, stampe e libri sul tema del cibo, dal medioevo all’età moderna.
Ultimi giorni per visitare un’interessante mostra documentaria e bibliografica, aperta fino a mercoled’ 30 settembre, all’Archivio di Stato, incentrata sul tema del cibo a Pisa, dal medioevo all’età moderna. “L’idea è nata dall’invito del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali a promuovere iniziative che fossero collegate all’Expo di Milano”, ci ha spiegato Rosalia Amico, archivista e appassionata curatrice della mostra, illustrandoci le diverse sezioni in cui è organizzata.
Sono esposti rari codici manoscritti, a partire da alcuni statuti medievali pisani, “il nostro fiore all’occhiello”, impreziositi da stupendi capilettera miniati, come il trecentesco breve del Comune che stabilisce le pene per le frodi alimentari (in un’epoca in cui al grano si mescolavano la semola e, peggio ancora, la sabbia), o quello degli speziali (“che coadiuvavano i medici nel preparare i farmaci”) del 1495, durante la rivolta di Pisa da Firenze.
Si passa quindi dal commercio di cibo che viaggiava per mare nel Quattro e nel Cinquecento, con i diari di bordo di un capitano fiorentino che nel 1581 salpa dal porto di Livorno, costeggia la Spagna e arriva in Marocco, a una sezione dedicata alla dieta dei monaci della Certosa di Calci, a base di verdura e pesce, “ma che non si facevano mancare cioccolata, tabacco e caffè della Martinica!”
Poi i luoghi del mercato a Pisa, con un manoscritto del 1360 in cui sono riportati gli ordinamenti che il comune dà all’ufficiale per il corretto mantenimento della Piazza del Grano, “costruita nel 1340 dove ora si trova la Sapienza e, in seguito all’edificazione di quest’ultima, spostata in Piazza dei Porci, attuale Piazza delle Vettovaglie”; si possono quindi ammirare una pregevole incisione del primo Ottocento di Piazza dei Cavoli, oggi Piazza Cairoli, dove si svolgeva il mercato della verdura, e le Logge di Banchi in un progetto di fine Seicento mai realizzato per ricavare una decina di botteghe.
Spazio anche al territorio dalla provincia di Pisa, con i mulini e i frantoi di Buti, Calci e Vicopisano rappresentati in bellissime piante a colori del Settecento, la supplica di fine Cinquecento dei contadini della Valdiserchio che chiedono alla corte granducale generi alimentari di prima necessità, e una veduta della Piazza del Mercato di Peccioli.
Infine, “nella parte bibliografica curata dalla mia collega Susanna Bozzi, sono esposti alcuni libri del fondo Toscanelli, ultimi proprietari del palazzo ora sede dell’Archivio di Stato”, pubblicazioni dei primi del Novecento su orticoltura, piscicoltura, piante officinali e cucina.
La storia di Pisa, che ha per protagonisti mercanti e bottegai, gente umile e ricchi signori, tra periodi di abbondanza e carestia, ripercorsa attraverso il fascino di documenti unici: “la mostra – conclude Rosalia Amico – è anche una vetrina per il materiale conservato presso l’Archivio, di cui presentiamo qui solo un piccolo saggio, ma soprattutto un’occasione per avvicinare e coinvolgere un pubblico sempre più ampio di non di specialisti”.
Francesco Feola
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