Pisa, 8 giugno 2025. La Giunta comunale ha approvato un atto di indirizzo con il quale si impegna a destinare le future “entrate rivenienti dall’alienazione del fabbricato di via Coccapani n. 11 ai fini dei lavori di ristrutturazione resisi necessari per la chiesa di San Zeno”. La Giunta esprime anche l’indirizzo ad approvare una variazione di bilancio e del DUP per inserire i lavori di ristrutturazione all’interno del Piano triennale dei lavori pubblici.
Nei giorni scorsi, infatti, è stato aggiudicato provvisoriamente il fabbricato di via Coccapani, ex asilo nido comunale, per la cifra di 671mila euro. In attesa dell’aggiudicazione definitiva, il Comune ha individuato la nuova destinazione delle risorse così ottenute, il recupero funzionale della chiesa di San Zeno.
«La vendita dell’ex asilo Coccapani consentirà di avere a disposizione risorse importanti cui la Giunta comunale ha deciso di dare una destinazione molto precisa: il ricavo costituirà una parte importante di quanto serve per fare finalmente i lavori necessari per poter nuovamente fruire della chiesa di san Zeno», è il commento dell’assessore al patrimonio Filippo Bedini.
«Questa vicenda – continua Bedini – è utile per ribadire il principio-cardine su cui si fonda l’azione politica di indirizzo nella gestione e valorizzazione del patrimonio comunale, che è fondamentalmente un principio di buon senso: partendo dal presupposto che il patrimonio immobiliare del Comune di Pisa è talmente vasto che è impossibile valorizzarlo tutto tramite una gestione “in proprio”, è indispensabile decidere cosa tenere, valorizzandolo, e cosa sacrificare, vendendo. Ciò che si vuole tenere, si deve essere in grado di tenerlo bene, di farlo stare aperto, di farlo vivere. Il resto occorre provare a venderlo, fermo restando il principio che gli introiti della parte di patrimonio che si sacrifica devono essere utilizzati per recuperare, restaurare, manutenere la parte di beni che si è, invece, stabilito di tenere.
Ho utilizzato il verbo “sacrificare” non a caso, perché talvolta è proprio così: dispiace vendere alcuni immobili di pregio, non c’è dubbio. Ma se l’alternativa reale è lasciare questi beni andare in malora, perché inutilizzati e chiusi, allora il “sacrificio” diventa investimento, laddove permette di reperire risorse da destinare al recupero e alla valorizzazione di altri beni, che altrimenti sarebbe impossibile sistemare.
Il recente affidamento della chiesa di san Marco in Calcesana al teatro Verdi va in una direzione che consente al Comune di rimanere proprietario del bene. Ma non sempre le cose possono andare così. Diverso è il caso della vendita dell’ex asilo Coccapani, un immobile molto bello, ma per una serie di ragioni non più utilizzabile né come asilo, né come spazio per altri tipi di servizio di pubblica utilità. Così finisce che rimane vuoto, inutilizzato, e si deteriora, viene -come già accaduto più volte- occupato abusivamente, cade nel degrado.
Con senso di realismo abbiamo preso atto che con le sole forze del Comune non è possibile una gestione diretta da parte dell’amministrazione comunale o di sue emanazioni su così tanti immobili di pregio e potenzialmente “strategici” sotto alcuni punti di vista. Riteniamo, perciò, più serio, più responsabile, in una parola più giusto vendere alcuni beni per valorizzare gli altri. Il libro dei sogni di chi vorrebbe mantenere tutto pubblico è affascinante, ma destinato a generare incubi, nei quali il patrimonio diventa un accumulo di ruderi».