-di Veronica Pace-
Maschi o femmine non dipende dalle leggi naturali, dalla genetica o dagli ormoni ma dipende dal modo in cui l’ambiente e la società educano i bambini.
Lo scorso giovedì, presso il Cinema Vittoria di Cascine di Buti, si è tenuto un incontro, seguito con dibattito, dedicato ad un tema molto delicato, sia per la comunità religiosa che per la popolazione in generale: “L’identità di genere”. Nell’incontro, organizzato dal parroco Don Italo Lucchesi della Chiesa di Cascine di Buti, ha preso parola Laura Capantini, psicologa e docente di psicologia presso l’Istituto di Scienze Religiose di Pisa.
Il tema che è stato dibattuto è quello della teoria del gender -definita da una corrente del pensiero cattolico- secondo la quale non esistono differenze biologiche tra i sessi (a parte quelle fisico-anatomiche) e ciò determina quindi, l’uguaglianza assoluta tra il genere maschile e femminile. Ma facendo una riflessione più approfondita, potremo notare che essere maschi o femmine non dipende dalle leggi naturali, dalla genetica o dagli ormoni ma dipende dal modo in cui l’ambiente e la società educano i bambini.
Bisogna dunque distinguere il sesso dal genere: il sesso sono le caratteristiche anatomiche della persona, mentre il genere sono tutte quelle differenze prodotte dalla cultura.
La sessualità comprende molteplici fattori: l’identità sessuale che è data dai cromosomi, l’identità di genere che è la sensazione di essere maschi o femmina, l’orientamento sessuale che definisce da quale genere è attratto l’individuo e il comportamento sessuale, in base al quale è possibile scegliere di esprimere il proprio orientamento. Il ruolo di genere invece, è determinato da cosa si aspettano gli altri dal proprio essere maschio o femmina e quindi, si trova alla base del rapporto con la società.
Ma come si forma l’identità di genere? Questo è un fenomeno molto complesso, indispensabile per lo sviluppo e influenzato da fattori biologici, cognitivi, sociali e educativi. Nei primi 3 anni di vita, il bambino inizia a formare la propria identità di genere, e poi, all’età di 4 anni l’identità di genere si consolida. Durante l’adolescenza, c’è una rivalutazione degli aspetti che sono stati considerati nell’infanzia, che permetteranno all’adolescente di prendere una decisione definitiva.
Conoscere il percorso di sviluppo dell’identità del proprio genere ci permette di affermare che l’uguaglianza alla base dei rapporti interpersonali è importante tanto quanto la disuguaglianza: talvolta è necessario che le persone siano dotate di una “differenziazione”, in questo caso di genere, e che questa venga loro riconosciuta, per evitare che il genere umano sia formato da persone uguali. E proprio per questo, è necessario imparare a “guardare oltre”: imparare a confrontarsi gli uni con gli altri è un processo di arricchimento personale ma anche di crescita collettiva.
Veronica Pace