Pisa e la provincia tra i 55mila presenti al Convegno ecclesiale nazionale a Firenze.
Papa Francesco ha incontrato non solo i delegati delle diocesi italiane ma anche i rappresentanti di altre chiese cristiane e di altre religioni; ha lanciato un messaggio forte di richiamo alla semplicità, ai sentimenti basiliari che uniscono tutti, queste parole sono state apprezzate dal Rabbino capo di Firenze Jospeh Levi che ha commentato: «Un discorso di grande coraggio che ci ricorda che siamo tutti uomini e quindi ci invita a ritornare all’umanità semplice ed elementare, ritornare alla gente”. Dello stesso avviso è anche il commento di Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente nazionale dell’Ucoi, l’unione italiana delle comunità islamiche. «Un incontro bellissimo, con un discorso ancora più bello. Realmente avremo bisogno, tutte le fedi religiose, di approfondirlo».
Prima di atterrare a Firenze, Papa Francesco ha incontrato il mondo del lavoro della città di Prato, davanti a trentamila persone il Papa ha parlato di lavoro e immigrazione, di sfruttamento umano ricordando le vittime cinesi di due anni fa che morirono in una fabbrica tessile. Poi in elicottero ha raggiunto Firenze, ad attenderlo migliaia di persone in piazza Duomo, da qui lancia un messaggio chiaro: “Non dobbiamo essere ossessionati dal potere, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso”. spiega dal pulpito il Papa – Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti, però, sappiamo che le tentazioni esistono, e sono tante”. Un forte messaggio anche ai giovani di “non guardare la vita da un balcone e un invito a mettersi al lavoro per un’Italia migliore”.
Inoltre il Papa invita tutti al dialogo “La società italiana si costruisce quando le sue diverse ricchezze culturali possono dialogare in modo costruttivo: quella popolare, accademica, giovanile, artistica, tecnologica, economica, politica, quella dei mezzi di informazione. La Chiesa – ha proseguito il Papa – sia fermento di dialogo, di incontro, di unità. Del resto le nostre stesse formulazioni di fede sono frutto di un dialogo e di un incontro tra culture, comunità e istanze differenti. Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la trasformazione della teologia in ideologia. Ricordatevi inoltre – ha rimarcato Papa Bergoglio – che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”.
La giornata è piena di appuntamenti per Papa Francesco, con la papamobile ha raggiunto anche il luogo di preghiera della Santissima Annunziata, in compagnia di alcuni malati e disabili ha pregato la Madonna. Pranzo alla mensa Caritas di San Francesco Poverino, di fronte alla basilica: Papa Francesco condivide il pranzo con gli ospiti che quotidianamente frequentano la mensa dei poveri, oltre al cardinale Bertone che lo accompagna, mentre a prestare servizio sono i volontari di turno quel giorno. Nel pomeriggio Papa Francesco arriva allo Stadio comunale che è colmo e colorato da cinquantamila persone, entrate con biglietto rigorosamente gratuito, tra cui le persone della Diocesi di Pisa, le diocesi della Toscana ed i delegati delle diocesi italiane che partecipano al Convegno, un modo per estendere a tutti la possiblità di incontrare Papa Francesco in occasione del Convegno ecclesiale, ogni parrocchia ha avuto a disposizione i biglietti gratuiti in numero proporzionale al proprio numero di abitanti.
Oltre agli ospiti e autorità, vescovi e sacerdoti che concelebreranno la messa con il Papa, presenti anche alcuni carcerati in permesso speciale e uno spazio riservato per malati e disabili. “La nostra fede è rivoluzionaria” dice Papa Francesco: “qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi”. Poi un richiamo al lavoro “a volte duro e malpagato”. “Nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare. La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo. Dobbiamo seguire questo impulso per uscire da noi stessi, per essere uomini secondo il Vangelo di Gesù. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi” e cercare il bene comune per tutti.
Miranda Parrini
