Pisa – Nell’ultimo incontro del progetto civico uno dei relatori intervenuti, Federico Cristiani, poco più che maggiorenne e matricola dell’Università di Pisa, ha affrontato i temi cari alla sua generazione. Federico ha frequentato il Liceo classico ed è un pisano doc, che vive la città nella sua pienezza, sia da un punto di vista dello svago, sia da quello culturale e dei saperi. Nei prossimi mesi voterà per la prima volta e, con spirito critico e attenzione sui temi, sta cercando di farsi un’idea. «La prima domanda è cosa porta la mia generazione a esprimersi nel primo voto? In termini di coscienza politica, collettiva, sociale. Beh le panoramiche non sono così esaltanti. La politica non è al centro della conversazione né degli interessi. Un’indifferenza che fa riflettere e pensare molto a come siamo cresciuti, a cosa ci è stato trasmesso. Esistono anche per la mia generazione luoghi dove si parla di politica, io stesso seguo e ne discuto, ma siamo una sorta di nicchia».
«La politica locale però è un’opportunità per riavvicinare i giovani alla politica, ancor prima che quella nazionale, perché è quella più immediata, che influisce sulla vita di tutti i giorni».
Pisa come città adatta per sviluppare un dibattito che avvicini i giovani, ma con questioni, tipo la “movida”, vista negativamente. «Ci sono molti problemi e lo dico sia da persona che vive la città di notte, sia attenta ai beni culturali: vedere piazza dei Cavalieri la mattina piena di cocci di bottiglia mi disturba. Ma qui si pone la questione del vivere la città, di avere consapevolezza di cosa essa offre. Aspetto sottovalutato dalla politica».
Una polarizzazione del dibattito che finisce per accusare una generazione che vuole vivere in pieno la città. «Noi giovani diamo vita alla piazza dei Cavalieri o delle Vettovaglie, un po’ alla “Piazza Grande” di Lucio Dalla. Certo c’è il problema dello sporco e dello spaccio, ma la soluzione non sta nella chiusura delle piazze o con la polizia. Al degrado si risponde promuovendo attività, contro le troppe saracinesche chiuse, che possano dare rilancio ridando anima ad un tessuto sociale che sta venendo meno, ad esempio legate all’enogastronomia, ad un artigianato che a Pisa sta scomparendo. Il tessuto sociale risente di queste mancanze. A Modena hanno riqualificato zone degradate creando spazi artistici che hanno dato un giro di persone ampio e qualificato».
Dal punto di vista dell’offerta culturale, piazza del Duomo a parte, secondo Federico c’è una situazione molto critica. «Giorni fa ho letto che il museo di San Matteo fa 40 visitatori al giorno, palazzo Reale una quindicina. Si tratta di luoghi magnifici che hanno bisogno di risorse e promozione. Ad esempio il chiostro di San Matteo è perfetto per iniziative culturali. Spero che con il museo delle Navi romane ci sia uno sbocco a questo stallo. E poi ci sono quelle belle esperienze che ci ricordano del patrimonio che abbiamo. Il Teatro Rossi aperto è una di queste. Un gioiello che ha ricevuto vita e fruibilità, ma che dovrebbe essere ristrutturato da cima a fondo».
Una città straboccante di un bellissimo patrimonio artistico e architettonico, ma che non riesce a valorizzare a dovere. «Sicuramente con un’offerta culturale non all’altezza di una città universitaria che oltre alla Statale ha anche due Scuole di “eccellenza” come Sant’Anna e Normale e oltre 50mila studenti che hanno precise esigenze oltre alla bevuta nel locale».