-di Patrizia Russo-
Immigrazione e agricoltura: se ne parlerà al convegno “Dall’incolto al fertile: svegliare le energie assopite”.
Al pari di molti Paesi europei, anche in Italia il fenomeno immigratorio negli ultimi decenni ha fatto registrare una crescita consistente. Per favorire la piena integrazione nella nostra società dei migranti e per dare a queste persone che hanno lasciato il proprio Paese per cercare occasioni di vita migliore, consistenti sono gli incentivi nazionali e regionali dedicati alle politiche attive del lavoro e di inclusione dello straniero nella società che lo ospita. Promuovere percorsi di crescita professionale mediante azioni formative, di orientamento e di sostegno all’imprenditoria, favorisce i necessari ed auspicabili processi di integrazione professionale e socio-culturale dello straniero nella nostra società, al fine di rendere il migrante una risorsa e non un competitors. Entrare e stare attivamente nel mercato del lavoro è dunque, per un immigrato, oltre che la modalità per contribuire alla crescita economica del paese ospitante, l’occasione per integrarsi nella società utilizzando le proprie competenze professionali.
Un settore che si sta popolando sempre più di lavoratori d’origine straniera è l’agricoltura. Infatti, gli immigrati che vi lavorano sono circa il 25% della forza lavoro complessiva e sono impiegati nelle mansioni e nei settori più diversi: arboricoltura, orticoltura, ma anche allevamenti e taglio dei boschi. Generalmente si tratta di persone giovani e qualificate, di varie nazionalità, con esperienze lavorative pregresse, che offrono la massima disponibilità e flessibilità al lavoro, rappresentando per le imprese agricole un importante capitale umano. Alcuni di loro, dotati oltre che di competenze tecnico-professionali, ma anche di quelle imprenditoriali e di “un po’ di coraggio”, scommettono sulla voglia di fare impresa! È il caso di un gruppo di 40 migranti, richiedenti asilo, dell’Associazione Ortipisani, che hanno frequentato un percorso dedicato alla valorizzazione dell’Orto Toscano, del cibo e delle tradizioni della nostra Regione. Il corso è stato organizzato dal Comune di San Giuliano Terme, in collaborazione con la Società della Salute e la Cooperativa Arnera. I partecipanti hanno seguito lezioni sulle tecniche di coltivazione, sul germoplasma toscano, sul cibo e sul fare impresa.
La realizzazione di questo progetto dimostra come una corretta formazione e una diffusione delle conoscenze sull’opportunità di iniziative imprenditoriali nel mondo agricolo possa favorire percorsi di sviluppo e integrazione nel nostro territorio. Possiamo affermare, dunque, che l’obiettivo del corso è stato pienamente raggiunto, perché questo gruppo di partecipanti, a soli tre mesi dalla conclusione del progetto di formazione frequentato, darà vita ad una piccola impresa agricola che, oltre ad offrire lavoro e sostegno economico alle persone che vi lavoreranno, rigenererà terreni fino ad ora abbandonati, producendo cibo di qualità, legato alla nostra tradizione culinaria. Durante il convegno “Dall’incolto al fertile: svegliare le energie assopite” che il prossimo giovedì 26 novembre alle ore 10.00 si terrà al Museo RADICO/Pescatori di Rigoli, l’Assessore della Regione Toscana all’Agricoltura Marco Remaschi, farà il punto sulle nuove risorse applicabili all’avvio di attività imprenditoriali nel settore agricolo e l’Associazione Ortipisani presenterà i risultati del corso appena concluso.
Patrizia Russo