-di Patrizia Russo-
Scopriamo (con leggerezza) perché avvicinarsi ad mondo complesso e vastissimo quale quello dell’enologia.
L’intervista a Fabrizio Macchia, sommelier e delegato FISAR di Pisa non poteva non condursi in un’enoteca davanti ad un buon calice di Rosso toscano.
Fabrizio ci sorprende subito chiedendo lui a noi se conosciamo l’etimologia della parola “vino”. Da grande cultore ci informa che vino ha un’origine molto antica e secondo una delle teorie più diffuse deriverebbe dal sanscrito vena, termine formato dalla radice ven, che significa “amare non a caso dalla stessa radice deriva Venus Venere. Il concetto del bello nel vino sta ad indicare che trattasi di una bevanda nobile leggiadra la più nobile delle bevande.
La prima domanda che riusciamo a fargli (è davvero difficile interromperlo!) è quali caratteristiche deve avere il “perfetto sommelier”. Secondo Fabrizio deve avere sicuramente interesse per il mondo del vino esserne attratto. Per lui il vino è suggestione quindi un sommelier deve lasciarsi guidare dalle sensazioni che quel calice offre proprio come quando si viaggia; ogni vino ha qualcosa da raccontare è necessario eliminare il pregiudizio dalla testa e lasciarglielo fare. Ancora un’altra nota culturale: ci racconta Omero che i greci bevevano vino simbolo di indiscusso di prestigio sociale a colazione a pranzo e a cena; studiare il vino significa dunque studiare l’evoluzione culturale.
La FISAR propone ogni anno diverse tipologie di corsi per chi vuole accostarsi al mondo dell’enologia quindi siamo incuriosite su quali siano le persone che frequentano i corsi e se la richiesta di partecipazione è aumentata negli ultimi anni.
In riferimento alla prima domanda per iscriversi ad un corso di sommelier è necessario da quest’anno aver compiuto il 16° anno di età e le persone che si iscrivono sono le più diverse da chi vuole scegliere con cognizione il vino al ristorante; chi intende abbinarlo correttamente alle varie pietanze chi perché intendersi di vino “fa figo” e infine chi gli serve per lavorare. Da qualche anno la FISAR di Pisa collabora con l’Istituto Alberghiero organizzando corsi di avvicinamento al vino per gli studenti della quarta e quinta superiore molti corsisti provengono proprio dall’indirizzo Maitre de salle e gli studenti lo scelgono perché ritengono sia il giusto completamento del percorso scolastico. Grazie al corso di sommelier e all’acquisizione di conoscenze distintive avranno più possibilità di trovare lavoro oltre che a svolgerlo in maniera più qualificata. Infine c’è stato sicuramente un incremento della domanda di partecipazione grazie alla maggiore attenzione dei media al settore enogastronomico chi non ha visto almeno una puntata di MasterChef?
A questo punto abbiamo chiesto a Fabrizio come lui si è avvicinato al mondo del vino. Iniziando a conoscere il personaggio non poteva essere che in un modo “particolare” infatti ci racconta che è stato per la sua opposizione verso la direttrice del Manifesto che ai primi anni ’70 aveva bandito dal giornale la rubrica di cultura enogastronomica da qui la scelta di dedicarcisi.
Le ultime domande sono di carattere personale: abbiamo chiesto a Fabrizio un abbinamento tra un piatto tradizionale e un vino toscano e qual è il suo vino preferito. Fabrizio non ha avuto dubbi alla prima domanda ha risposto zuppa abbinata ad un chianti giovane delle colline pisane e alla seconda ha detto che il suo vino preferito è la Barbera. Ancora un flashback Fabrizio ci racconta che la Barbera in origine era bevuto nelle osterie e nelle bettole dagli operai usciti dalle fabbriche piemontesi. A lungo è stato pertanto considerato un vino popolare generoso ma ruvido da osteria definito anche il vino del peccato perché gli operai preferivano andare all’osteria a berne un bicchiere invece che andare alla messa. Quando beve un bicchiere di Barbera le immagini e le emozioni gli ritornano alla mente perché come ci ha detto all’inizio il vino è emozione suggestione tramite i cinque sensi ci riporta a luoghi e situazioni familiari. Proprio I cinque sensi è il titolo del minicorso in partenza in questo periodo proposto dalla FISAR. Pertanto gli abbiamo chiesto perché questo titolo. Perché ci vogliono i 5 sensi per approcciarsi al vino proprio come alla vita: vista olfatto gusto (questi tre vengono utilizzati nella fase di degustazione) a cui si aggiungono l’udito e il tatto per comunicare e condividere le sensazioni che quel bicchiere di vino porta perché il vino è anche conversazione.
Ci siamo lasciati con un brindisi ma il consueto CIN CIN è stato sostituito dallo slogan proposto da Fabrizio: BERE TROPPO FA MALE. BERE MALE FA PEGGIO!!!!
Patrizia Russo