Scoperta un’organizzazione criminale transnazionale dedita all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria ed alla truffa che ha raggirato oltre 500 imprenditori accumulando un patrimonio illecito pari a 32 milioni di euro.
L’operazione è stata condotta dalla Procura della Repubblica di Pisa insieme alla Guardia di Finanza di Pisa e al suo nucleo di Polizia Tributaria. I dettagli della vicenda sono stati illustrati nella sede della Procura della Repubblica alla presenza del Procuratore Capo, Alessandro Crini e degli ufficiali del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Pisa che hanno condotto le indagini. Nell’indagine, iniziata circa 2 anni e mezzo fa nel 2012, che ha portato all’arresto di sei persone, una delle quali residente in provincia di Pisa, ci sono 22 indagati per reati di associazione a delinquere transnazionale finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria e la truffa. E’ stato emesso un decreto di sequestro preventivo per la confisca di 32 milioni di euro. Inoltre sono stati bloccati beni immobili e finanziari per 11 milioni di euro in Italia e all’estero. “Tutto è partito da un primo accertamento in provincia di Pisa – ha spiegato il Sostituto Procuratore che ha diretto le indagini Giancarlo Dominijanni – dove abbiamo trovato, durante una perquisizione, dei dati cancellati su un personal computer riguardanti attività di intermediazione finanziaria con versamenti regolari dell’ammontare di 20 o 30 mila euro l’uno. Il soggetto non era abilitato a questa attività, così è iniziata l’analisi dei dati”. Dall’attività investigativa si è poi scoperto che la persona accedeva alle piattaforme del mercato finanziario con abbonamenti di visione e andava alla ricerca di titoli finanziari realmente esistenti per poi falsificarne l’intestazione, fingendosi così proprietario degli stessi. Tramite proprie società create ad hoc dava poi mandato a broker finanziari, alcuni compiacenti altri addirittura ignari, di piazzare questi prodotti, configurando anche il reato di esercizio abusivo di attività finanziaria. Lo scopo era quello di farsi pagare dai clienti raggirati la caparra, dai 20 ai 30 mila euro, che dava diritto all’acquisto del titolo. In questo raggiro era coinvolta anche una società, complice nella truffa, che faceva da garante. Si trattava di un sistema cosi ben integrato nelle dinamiche del mercato finanziario, tale da apparire del tutto lecito, perfino competitivo, dato che questa pratica avrebbe permesso ai clienti di ottenere poi credito integrando i requisiti chiesti dalle banche. In questo modo difficilmente il cliente si accorgeva della truffa e una volta ricevuto il pagamento dell’opzione, le società truffaldine prendevano tempo parlando di problemi burocratici oppure si dileguavano direttamente. Ci sono persone truffate che non sanno ancora di esserlo. “Rendiamo pubblico il tutto – ha spiegato il Procuratore Capo Crini – per rendere noto il problema ed invitare chi può essersi trovato in questa situazione a renderci dichiarazioni. Non tutto può dirsi emerso. Quello che riferiamo è di operazioni accertate, ci sono molte altre degli stessi soggetti che possiamo presupporre siano della stessa natura”.
dl.