Al via oggi il Lucca Comics & Games. Tra gli ospiti il fumettista pisano Tuono Pettinato (al secolo Andrea Paggiaro), che ha presentato la scorsa settimana al Cinema Arsenale Nevermind. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per Pisa24.
La tua graphic novel, Nevermind, edita nel 2014 da Rizzoli Lizard, è la biografia di Kurt Cobain, leader dei Nirvana morto suicida alla fatidica età di 27 anni. Quali sono state le tue fonti per la sua vita?
Per questa, come per le altre mie graphic novel biografiche, avevo pensato a una trasferta documentaria nei luoghi di Cobain, ma ho capito che è davvero impossibile (volevo anche andare a Caprera per la biografia di Garibaldi, e mi hanno risposto picche!). Perciò ho trovato le informazioni da casa, con i mezzi che tutti abbiamo a disposizione. In particolare, mi è stato molto utile Come as you are. Nirvana. La vera storia, di Azerrad Michael, libro che raccoglie tutte le interviste di Kurt Cobain, oltre a quelle dei membri della band, amici, parenti e musicisti che entrarono a far parte della sua vita.
Qual è il tuo rapporto con i Nirvana e perché raccontarne la vita del leader a fumetti?
Ai tempi del liceo ero un mega fan dei Nirvana, avevo tutti i loro album. Ho voluto dare per scontate le cose che già si sanno sulla sfera pubblica di Cobain, per raccontare invece gli aspetti più intimi della sua vita privata, come la vivacità di un bambino con spiccate tendenze artistiche, che vive un’infanzia disagiata nella località boschiva di Aberdeen. Ci sono foto di lui da piccolo che contrastano con la sua immagine più celebre: anche questo andava raccontato.
Qualcuno si è chiesto come mai, dopo la tua biografia a fumetti di Alan Turing, hai scelto un’altra figura di suicida.
M’interessano personaggi fuori dai canoni tradizionali (i “Mediocri” che pubblico su Internazionale sono un caso a parte), non c’entra niente il suicidio. E poi, in un certo senso, è Boddah, l’amico immaginario di Cobain, il vero protagonista di Nevermind, il cantastorie che sta al centro: è a lui che Cobain dedicò la sua ultima lettera, prima del suicidio, ed è proprio lui a raccontare, nella mia graphic novel, la storia del piccolo Kurt, da quando i suoi genitori, preoccupati per l’iperattività del bambino, gli somministrano calmanti e altri medicinali…
Come riesce la vignetta, anche nell’epoca di Internet e con contenuti sempre più multimediali, ad avere ancora un potere così comunicativo?
Mezzo cartaceo e web, il fumetto è un linguaggio che si muove su entrambi i fronti. È d’immediata lettura, con immagine e testo che si supportano tra loro, veicolando un messaggio essenziale. Nelle mie biografie a fumetti, ad esempio, devo riuscire e dare una via d’accesso alla vita che racconto, e renderla visivamente. Ecco: il punto di forza – che è anche il principale limite, e quindi l’impresa con cui misurarsi – sta proprio nel fatto che con il fumetto riesci a semplificare quello che vuoi raccontare in maniera essenziale.
In che modo si arriva dal fumetto di super eroi alla graphic novel?
Ci sono stati un po’ di autori che hanno spianato la strada al genere della graphic novel. Tra questi, il fumettista statunitense Will Eisner, che ha dimostrato come il fumetto possa raccontare anche storie complesse, articolate. Penso quindi a Maus, di Art Spigelman, un romanzo a fumetti in cui l’autore ha raccontato la storia dei suoi avi nei campi di concentramento, disegnando gli ebrei come topi e i tedeschi come gatti.
Un espediente semplice e geniale per descrivere i rapporti di forza tra i due popoli, la sintesi perfetta tra testo e disegno.
Sì, è così. Ma non per forza devi essere un bravo disegnatore, o un bravo letterato: la vera bravura del fumettista sta nel riuscire a fare un disegno funzionale al proprio racconto, e in questo senso è più simile al regista che non allo scrittore. Però, fortunatamente, ci sono grandissimi disegnatori e grandissimi scrittori che fanno fumetti!
Qual è stato il percorso che ti ha portato a diventare Tuono Pettinato?
Ho frequentato il DAMS di Bologna, e all’epoca ero interessato al cinema, in particolar modo alla sceneggiatura…
… quindi, ritornando al discorso di prima, sei anche un bravo scrittore: scrivi opere di narrativa?
Mi piace molto scrivere, ma non mi sono mai dedicato alla narrativa. Ad ogni modo, durante gli anni universitari, il fumetto era più che altro un hobby. E quindi vi sono approdato senza una preparazione accademica, disegnando fin da bambino, magari copiando altri fumetti. Fino a che mi sono reso conto che mi veniva più facile trasmettere le storie che avevo in testa con i fumetti, perché avevo il controllo di tutto, a differenza del cinema.
Col senno di poi, sapresti dire quand’è che sei diventato un fumettista?
Tutto cominciò vedendo che ai miei compagni di classe piacevano i miei fumetti, e pian piano anche gente che non conoscevo iniziava ad apprezzarli. Questo ti fortifica, ti spinge ad andare avanti, e provare a far qualcosa di più personale. A Bologna – si parla del 2000-2001 – ho cominciato a fare autoproduzione con alcuni amici, fumetti che vendevamo per due lire. Da lì, pian piano, si presentano determinate occasioni, si fanno le giuste conoscenze, si partecipa a festival come il Lucca Comics o il Napoli Comicon.
Fino a vincere, nel 2014, il premio come Miglior Autore Unico al Lucca Comics & Games, che ti ha consacrato definitivamente come fumettista di fama internazionale. Ma parlavi di autoproduzione: dicci di più.
Con altri fumettisti, tutta gente che già conoscevo, abbiamo creato il collettivo dei Super Amici, e abbiamo iniziato a fare fumetti molto diversi dal solito, con questo spirito: a nessuno importerà di noi, ma almeno è un’occasione unica di libertà espressiva! Li vendevamo in fumetterie e librerie di Bologna, che gentilmente accettavano di farci questo favore, solo per coprire le spese di produzione per poi farne altri. Nel frattempo avevamo anche un gruppo punk…
… non posso crederci! Quindi Tuono Pettinato è anche un musicista?
Assolutamente no: io facevo solo finta di suonare, con una chitarra di plastica! Ma in quel mondo circoscritto di concerti abbiamo avuto la fortuna di trovare i primi estimatori, che ci hanno permesso di fare la prima autoproduzione seria. Mi riferisco a Ergo, di cui abbiamo prodotto un solo numero, che voleva essere la parodia del Cioè per gli scienziati.
Davvero ingegnoso! Ora torniamo ai tuoi albori: tra i fumetti, qual è stato il tuo primissimo amore?
Beh, è chiaro che i miei gusti in materia di fumetti sono cambiati col tempo, ma quello cui resto più legato è sicuramente Peanuts, che ha rappresentato il mio primo approccio al mondo delle vignette! Sul numero di novembre di linus, che dovrebbe essere presentato allo stand del Lucca Comics,ci sono sei pagine a fumetti in cui parlo di Snoopy e racconto quello che è stato per me e quello che continua a essere. Collaboro con linus dal 2012 (in ogni numero mi danno due pagine per raccontare a fumetti di un fumettista ragguardevole), ma questo è un numero davvero speciale per me. Ovviamente, tutti i numeri del 2015 celebrano i cinquant’anni di Peanuts.
E altri fumettisti che sono stati decisivi per la tua carriera?
Beh, ne citerei giusto altri due: Daniel Clowes, fumettista e sceneggiatore statunitense, autore della graphic novel Wilson, e il franco-belga Blutch, nome d’arte di Christian Hincker, creatore del fumetto Blotch.
Bene: cosa dire in conclusione?
Che dovete assolutamente venire a vedere la Tuoneide, una mia mostra al Palazzo Ducale di Lucca, dal 17 ottobre fino al 1° novembre, organizzata dal Lucca Comics & Games – di cui anche quest’anno sarò ospite (mi troverete tutti e quattro i giorni) – accanto ad altre mostre, come ad esempio quella di Sturmtruppen del grandissimo Franco Bonvicini, meglio noto come Bonvi.
Francesco Feola