Pisa, 28 novembre 2024 – “Il Comune di Pisa nello scorso agosto ha partecipato alla manifestazione di interesse fatta da Invimit Sgr in qualità di società di gestione del fondo “i3- Valore Italia” finalizzato alla valutazione da parte di quest’ultima di operazioni di compravendita di immobili di proprietà di enti pubblici.” Così si legge in un comunicato di Una Città in Comune, che aggiunge: “E con questo atto la Giunta Conti ha così manifestato l’interesse a (s)vendere:
1) La Mattonaia, per una stima crollata a ??1.971.000 euro per una
superficie utile lorda di 1.757,25 mq;
2) l’ex asilo Coccapani, anche questo con un valore bassissimo pari a
??599.038, 73 euro per una superficie utile lorda di 1084, 20 mq
3) l’edificio in via Fermi , ex sede degli uffici dell’Apes, per un
valore di ??2.090.961,00 euro per una superficie utile lorda di 1653,70
mq.
L’operazione della Giunta Conti è proprio quella di (s)vendere questo
patrimonio per consentire ad Invimit di realizzarvi hotel studenteschi,
andando a drogare ulteriormente il mercato, senza dare risposte alle
richieste di posti alloggi per il diritto studio, ma anzi creando luoghi
in aperta competizione.
Nel caso poi dell’ ex asilo Coccapani e dell’edificio di via Fermi il
Comune, per chiudere la vendita, dovrà anche procedere a dei cambi di
destinazione d’uso non essendo attualmente lì previste funzioni
ricettive per studenti e studentesse.
Siamo di fronte ad una scelta pericolosissima che avrebbe effetti
devastanti sulla città e sulla comunità studentesca producendo una
trasformazione irreversibile in termini di esclusione sociale
pesantissima.
Se consideriamo che già sull’Artale si prevedono, con il piano di
recupero, decine e decine di posti letto privati per studenti così come
per la Paradisa che Invimit vuole vendere ad un fondo immobiliare con la
stessa finalità ci troviamo davanti ad una strategia precisa che muterà
il volto di Pisa, della composizione studentesca che verrà nella nostra
città e del rapporto tra città ed università.
Stiamo parlando di quasi 1000 posti letto per studenti e studentesse che
si vogliono immettere sul mercato a prezzi di mercato, calpestando così
ulteriormente il diritto allo studio di migliaia di studenti e
studentesse che hanno diritto già oggi ad un posto alloggio del Dsu che
non gli viene garantito e sul quale ad oggi non ci sono investimenti per
dare una risposta.
Anche per questo siamo totalmente contrari a questa operazione del
Comune di Pisa e rilanciamo invece la necessità di un intervento
pubblico coordinato tra Regione, DSU, Comune, Provincia e Università,
perché il patrimonio pubblico sia recuperato e non svenduto, perché sia
utilizzato per case dello studente a partire proprio dalla Paradisa.
Occorre svelare l’inganno raccontato dal Sindaco: questi spazi non si
useranno per residenze studentesche, idonee a garantire davvero il
diritto a lo studio, ma solo per speculare e fare cassa visto che il
Comune non ha più risorse.
Occorre chiedersi cosa significa davvero garantire il diritto allo
studio: se non ho un luogo dove stare, se i rimborsi sono quelli che
arrivano solo ex post con i contributi regionali – e che comunque non
bastano per coloro che ne avrebbero diritto- vuol dire escludere
ulteriormente le fasce economicamente più deboli dalla nostra città e
dall’accesso al percorso universitario.
Ormai studiare è un privilegio cui può accedere solo chi ha una
copertura di reddito familiare alle spalle.
Inoltre occorre chiederci che cosa significhi essere una città
universitaria: le persone che studiano a Pisa non debbono essere
trattate come fonte di mero introito economico e relegate in determinati
luoghi o quartieri.
L’arricchimento e la potenzialità di un tessuto cittadino contaminato da
universitarie/i passa dal rendere le persone che studiano nella nostra
città parte attiva e integrata della stessa.
La gestione delle politiche abitative studentesche è una responsabilità
enorme: significa colmare i divari territoriali che esistono nel nostro
paese, significa creare opportunità di crescita per chi viene da una
situazione di fragilità, significa garantire in modo effettivo il
diritto allo studio. Il recupero di questo patrimonio significa poi non
finanziare ulteriore cementificazione, significa unire una battaglia di
giustizia sociale ad una battaglia di giustizia ambientale e climatica.”