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Unipi con Libera per coltivare le terre confiscate alla mafia

29 Ottobre 2015 Archivio

Dal 2010 un gruppo di ricerca del settore Meccanica agraria del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agroambientali dell’Università di Pisa sta collaborando con il Consorzio Libera Terra per rendere produttivi e remunerativi i terreni confiscati alla mafia e restituiti alla legalità.

liberaIl ruolo dei ricercatori, come ha spiegato il professor Andrea Peruzzi, è stato quello aiutare le cooperative nella scelta e nella messa a punto dei macchinari da usare per ottenere produzioni ottimali, grazie anche al contributo di alcuni costruttori di macchine agricole che hanno sostenuto il progetto fornendo attrezzature a prezzi politici. Il Consorzio Libera Terra è costituito da numerose cooperative che coltivano terreni confiscati alle mafie, riportando la legalità in contesti fortemente degradati dalle precedenti forme di gestione attuate da organizzazioni criminali. Il gruppo di ricerca pisano ha collaborato con le cooperative la “Valle del Marro” e “Terre Joniche”, situate entrambe in Calabria, che fanno agricoltura biologica. Le modalità di gestione dei terreni sono rigorosamente biologiche, una scelta che incrementa il valore etico di tali attività, che tutelano il territorio, l’ambiente e la salute di operatori e consumatori rendendo anche produttive e remunerative le attività agricole. Le cooperative sono formate da giovani che, anche se molto motivati, spesso sono inesperti sulle modalità di conduzione di un’azienda agricola. Il professor Peruzzi ha raccontato che le forme di gestione adottate dalle cooperative non sempre consentivano di ottenere buoni risultati. Ad esempio, presso la cooperativa Valle del Marro, l’utilizzo ripetuto di attrezzature azionate per la preparazione del terreno prima dell’impianto di colture di peperoncino e melanzana, aveva causato una rilevante diffusione di erbe infestanti. I ricercatori hanno quindi aiutato la cooperativa ad  attuare una strategia colturale basata sulla preparazione del letto di semina con attrezzature equipaggiate con utensili ad azione statica, in modo da permettere di ottimizzare il controllo preventivo delle malerbe. In seguito sono state utilizzate macchine sarchiatrici, progettate e realizzate presso l’Università di Pisa, che consentono la rimozione selettiva delle erbe infestanti sia nell’inter-fila che sulla fila, riducendo fortemente il ricorso alla scerbatura manuale. «La collaborazione con Libera Terra ha dato fino ad adesso ottimi risultati mettendo in luce il ruolo centrale dell’elemento umano nel successo di operazioni all’apparenza prevalentemente tecniche come quelle che riguardano la scelta e il corretto impiego delle macchine agricole – ha commentato Peruzzi – i rapporti personali, la condivisione, il rispetto, l’amicizia e la reciproca stima tra i membri delle cooperative, i ricercatori, i costruttori, l’imprenditore agricolo, hanno infatti determinato una rilevante sinergia e una forte empatia, fondata anche sulla consapevolezza di lavorare tutti per lo stesso obiettivo, ossia quello di una cultura della legalità che riguarda non solo la gestione delle attività agricole dei terreni confiscati alle mafie, ma anche la formazione degli studenti, la trasmissione del sapere, del fare, del saper fare e del saper far fare». I costruttori di macchine agricole che hanno contribuito al progetto sono Agribal, Donati, Gruppo Nardi, Marchetti, MIPE-Viviani srl, Nobili, Spapperi. La fornitura delle attrezzature per trattamenti termici progettate e realizzate presso l’Università di Pisa è stata totalmente gratuita. Il gruppo di ricerca ha inoltre coinvolto un imprenditore agricolo, Giulio Ciampana di Montalto di Castro, nonché trattorista e orticoltore molto esperto, notevolmente motivato dal valore etico di questo progetto e sostenitore convinto di Libera e Libera Terra.

DL.

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