-di Enrico Zini-
8-13 novembre 1494: la rivolta si estende.
Narra una leggenda tramandatasi oralmente che fu la figlia di Luca Del Lante, Loisa o Camilla che sia, a convincere con accorate parole il Re di Francia Carlo VIII, di passaggio a Pisa l’8 novembre del 1494 alla conquista del Regno di Napoli, a ridare la libertà alla città.
Fonti scritte, come Felice Tribolati nel suo libro “I Crepuscoli Pisani”, basato sulle Cronache Pisane, e Paolo Tronci nei suoi Annali di Pisa, affermano che sia stato invece Simone Orlandi. Quello che conta davvero non è chi sostenne la causa della ex potentissima Repubblica marinara e nemmeno le reali intenzioni dell’inconsapevole monarca, ma che le parole del Re, genericamente auspicanti la libertà, furono la miccia che accese la ribellione.
Come racconta Fanucci nel suo saggio “Le relazioni tra Pisa e Carlo VIII” subito la parola “Libertà” si propagò per tutte le strade e i vicoli della città, ripetuta di bocca in bocca, mentre il Re francese, dalla finestra del palazzo Medici, l’attuale palazzo della prefettura, osservava divertito la città, punteggiata da “fuochi di gioia”, esplodere di allegria. All’improvviso la situazione precipitò e la folla esultante si diresse verso i luoghi del potere fiorentino. Il podestà e il capitano della guarnigione furono cacciati e i marzocchi, i leoni di marmo che tengono la zampa sul giglio fiorentino, vennero rimossi e gettati in Arno. Quello che era su una colonna del “ponte vecchio”, uno dei tre ponti che a quel tempo attraversavano l’Arno, venne prima trascinato , tra gli insulti, per le vie della città, e poi bruciato simbolicamente. E a Carlo non restò che assistere, basito, alla gioia dei Pisani che si tramutava in rivolta tanto che il giorno dopo lasciò in fretta e furia la città diretto a Firenze.
La libertà, agognata e sognata per più di ottant’anni, che la gente di Pisa conquistò quel giorno non fu, quindi, “octroyée” dal Re, ma conquistata. E quando si sparse la notizia che l’antica Repubblica si era ribellata, già dal 13 novembre la rivolta si estese a tutti i borghi e i castelli nei dintorni della città. Se siete delusi perché pensate che la storia consegni a Loisa o Camilla che sia un ruolo minore vi sbagliate di grosso. Sempre Felice Tribolati scriverà molto di questa gentile donzella. Nella sua ricostruzione storica la nostra eroina si rivela in vicende successive più passionale e coraggiosa che nella leggenda. Ma questa è un’altra storia.
Enrico Zini