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Storia e opinioni – Stati Uniti a Pisa

4 Dicembre 2015 Archivio

 

pisa antica

-di Enrico Zini-

Sempre più di questi tempi gli Italiani, e non solo, sembrano insofferenti di fronte al parto incompiuto che è l’Unione Europea.

Il suo parlamento con limitata capacità legislativa ha, di fatto, funzioni, principalmente, di controllo mentre il governo è in mano alla Commissione la cui azione è limitata, oltre che dai Trattati, anche dalle scelte del Consiglio Europeo che riunisce i capi di stato e di governo dei paesi membri. Questa struttura favorisce gli egoismi nazionali che minano l’efficacia della politica dell’Unione, specialmente quella estera. In campo di egoismi noi italiani siamo dei maestri. La storia dei nostri ultimi secoli è disseminata tutta di piccoli egoismi e battibecchi tra gli stati. Infatti dal Medioevo la penisola è sempre stata divisa in una miriade di repubbliche e comuni prima, e in stati regionali dopo, che hanno reso difficile il processo di unificazione lasciandola preda delle potenze straniere fino al Risorgimento. Eppure pochi sanno che in Italia, ben prima di questo, ci fu il tentativo di costruire una confederazione di stati in grado di rivaleggiare con le grandi monarchie europee. La Confederazione che doveva raccogliere le repubbliche e le signorie dell’Italia centrale e settentrionale fu ideata da un grande nostro concittadino del passato, Pietro Gambacorti, l’allora Signore di Pisa, nel XIV secolo. Il 9 ottobre 1389 giunsero a Pisa, ospiti nel suo palazzo, gli ambasciatori delle realtà più importanti del tempo per un totale di circa 300 comuni. Così la “Storia della Toscana compilata ed in sette epoche distribuita dal Cav. Francesco Inghirami” parla del Gambacorti e della sua idea: “Fu il promotore del più alto progetto che formar potesse il bene in que’tempi dell‘Italia tutta, la federazione cioè di tanti stati principeschi, repubbliche e signorie che la tenevano divisa, federazione che procurar doveva l’espulsione dall‘Italia delle masnade o compagnie d‘armi forestiere …assicurare la libertà del commercio, sì per terra che su i fiumi e in tutti i luoghi dei collegati: stabilire che niuno di essi potesse muover guerra senza il consentimento degli altri…che doveasi consolidare col tener sempre in pronto un certo numero di armati in proporzione adeguata al respettivo dominio. ” L’idea del geniale pisano ebbe, però, vita breve. Dopo due anni le macchinazioni dell’ambizioso duca di Milano e il tradimento di Iacopo d’Appiano portarono con l’uccisione di Pietro Gambacorti alla fine del suo futuristico progetto che, se realizzato, avrebbe portato all’Unità d’Italia quasi 500 anni prima.

 

 

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